D: Ricercare lavoro è un problema molto comune, purtroppo, di questi tempi. Oggi vuoi raccontare la storia di Paolo che si è trovato in questa situazione. Di fronte alla perdita del lavoro il Coaching come può essere d’aiuto?
ANNARITA: Il Coaching è un modello di intervento fortemente orientato all’azione: valorizza le risorse delle persone e le accompagna ad agire. Esattamente quello che serve quando si vive un momento di empasse, di stallo, abbastanza tipico se si viene licenziati o messi in cassa integrazione. La perdita del lavoro è un momento di vero e proprio lutto e come tale deve essere affrontato; consapevoli che oltre alle preoccupazioni economiche si sommano dubbi e domande sul proprio valore e sulla intera identità personale. Un momento delicato quindi, di cui a volte le persone sentono la vergogna, quasi come se fosse colpa loro. Per questo motivo molti clienti si trovano ad essere disorientati, bloccati in un circolo di paure che non riescono ad affrontare da soli, anche perché spesso amici e familiari non vengono coinvolti più di tanto.
D: per quale motivo?
ANNARITA: vi è ancora uno stigma sociale forte rispetto alla perdita di ruolo ed identità professionale. A volte facciamo fatica a parlare delle proprie paure o dubbi a chi ci sta vicino, perché non vogliamo caricarli di altra ansia o perché ci si vergogna. Questo purtroppo peggiora la situazione, perché ignorare il problema o non poterne parlare con una figura competente ci fa cadere in uno stato di attesa apatica o rassegnata e questo è il peggior ostacolo per chi sta cercando lavoro! La motivazione è un fattore chiave.
D: che cosa ha spinto Paolo a chiedere il tuo aiuto?
ANNARITA: l’inefficacia dei suoi sforzi. Dopo un periodo di “stand by emotivo” a seguito del licenziamento (che peraltro si aspettava, visto lo stato di crisi dell’azienda in cui stava lavorando, ma perdere il lavoro non è mai facile, neppure per chi se lo aspetta), Paolo aveva cercato di darsi da fare, ma i risultati non arrivavano. Questo fatto lo aveva ulteriormente mandato in crisi; si domandava se alla sua età (41 anni!) fosse troppo vecchio, se l’assenza di risultati fosse da imputare alla sua mancanza di valore…insomma questo fatto rischiava di demotivarlo del tutto.
D: che problemi avete deciso di affrontare?
ANNARITA: Paolo per fortuna ha deciso subito di impegnarsi in un percorso guidato da un metodo. Il primo problema era proprio questo, l’assenza di metodo. Perchè non basta fare delle cose, ma occorre sapere cosa fare. Il nostro tempo, la nostra energia, le risorse di cui disponiamo sono limitate e dobbiamo utilizzarle con attenzione. Ci serve quindi una strategia, per e
vitare di dispenderle in azioni poco efficaci. Ma prima di tutto siamo partiti dalla lettura del valore professionale e personale espresso. Poi un lavoro sui migliori canali di comunicazione, sugli strumenti di promozione, ma soprattutto un piano strategico individuale.
D: che ostacoli ci sono stati?
ANNARITA:Il livello di energia iniziale è stato l’ostacolo principale. Se ci si ferma, ripartire è dura. Chi non vive questa esperienza non sa bene cosa voglia dire; ne fa solo una questione di volontà…o di fortuna! Ci si sente soli e si oscilla fra il parlarne troppo o per nulla. Per cercare lavoro occorre un buon livello di energia, è indispensabile. Ho dato a Paolo delle attività da fare per recuperare tono e umore; per fortuna era un ottimo Coachee e si impegnato molto, anche se all’inizio non gli era chiaro perché gli chiedessi di occuparsi di sé, invece che di rispondere agli annunci! J
D: in effetti…può sembrare strano!
ANNARITA: qui entra in gioco il tema della fiducia; impegnarsi in un percorso di Coaching comporta fiducia, perché al tuo Coach devi dare anche un po’ retta, anche quando ti dice cose che magari non vuoi tanto sentire. Tutto viene concordato e gli obiettivi li stabilisce il cliente, che ha sempre l’ultima parola, ma per arrivarci ci possono essere modalità che sul momento il Coachee non aveva considerato. D’altra parte è questo il valore del confronto.
D: come sono cambiate le cose per Paolo?
ANNARITA: nel corso dei primi tre mesi ha partecipato a diverse selezioni; ogni volta ha migliorato la sua capacità di presentarsi nel modo migliore ed ha capito meglio come ragionano i selezionatori; alla fine ha accettato un’offerta a tempo determinato nell’area di suo interesse, con la possibilità di recuperare delle competenze professionali che da un po’ di tempo non allenava. Questa esperienza di lavoro – di circa 6 mesi – lo ha messo in contatto con vari interlocutori (altre aziende) ed alla fine ha accettato un ruolo di responsabilità all’interno di una azienda in cui tutt’ora lavora con grande soddisfazione. Devo dire che tempi così brevi non sono sempre possibili, ma in questo caso il duro lavoro di Paolo è stato ripagato giustamente e giustamente…abbiamo festeggiato!
D: Ma allora anche i Coach festeggiano 😉
ANNARITA: Certamente!!!