I sistemi organizzativi e la teoria del campo (1)

I legami fra gli elementi, fra passato e presente

Le organizzazioni sono insiemi, reti se vogliamo, di unità poste in un campo. E queste unità siamo noi, noi che vi apparteniamo. Qualunque sia il nostro ruolo, in quale sezione od apparato o posizione in organigramma ci si trovi, la nostra energia – secondo la Teoria del Campo – ci lega agli altri ed influisce su di loro e sul tutto, contemporaneamente.

L’area energetica dal punto di vista dell’analisi organizzativa non è esattamente un’area che viene spesso – o facilmente – considerata. Per proseguire nel nostro discorso, devo citare Kurt Lewin, che per comprendere il comportamento umano cercò ispirazione nelle teorie che derivavano dalla relatività e dalla fisica quantistica (Diaz Guerrero, 1972) e Bion W.R. che elaborò una complessa “Teoria del Campo” per spiegare le dinamiche fra gruppo, individuo e sistema.

Il passo successivo, ci porta alle recenti teorie che hanno evoluto il pensiero sulla fisica quantistica. La Teoria Quantistica dei Campi è l’espressione più matura di questa nuova visione scientifica della Natura.

Secondo questo modello nessun corpo è statico ed isolabile, ma è accoppiato con l’ambiente esterno, anche attraverso le vibrazioni del vuoto quantistico.

Ed ecco che il concetto di vibrazione, di energia, si fa strada in modo netto. La Vita si basa su una gerarchia di oscillazioni che si estende dalle particelle sub-atomiche, alle molecole, dagli organelli interni alla cellula ad essa stessa, dal tessuto all’organo, dall’insieme di organi all’organismo intero. Anche una qualunque organizzazione, dunque, si comporta come un campo che informa tutti gli elementi che la compongono attraverso diversi livelli vibratori.

Il corpo umano non vibra come una massa unica con una sola frequenza, ma ogni organo e ogni struttura ha ciascuno la propria frequenza di risonanza. Nonostante ciò, gli studiosi hanno scoperto che la frequenza complessiva per un organismo umano in salute è compresa tra 62 e 72 Hz

Questo campo elettromagnetico vibra a differenti frequenze e riflette il nostro stato mentale, fisico e il nostro essere interiore; crea dei veri e propri legami, a volte positivi e di crescita, a volte invece sotto forma di lacci che legano due o più persone in modo distruttivo.

E’ quindi necessario osservare e considerare la qualità delle vibrazioni che ogni elemento immerso nel campo organizzativo diffonde e le modalità con le quali questo fenomeno lega tutti i soggetti.

La qualità dell’energia che noi tutti emaniamo è uno degli aspetti centrali nella costruzione della qualità dei legami energetici e funzionali con gli altri ed è implicata direttamente nello scambio di informazioni fra noi ed il campo in cui siamo immersi e viceversa.

Nei sistemi legati da relazioni infatti è presente un legame di interdipendenza: «gli elementi del campo non sono necessariamente simili tra loro, ma una volta che si è stabilito un legame di interdipendenza, questa può essere più forte del legame basato sulla somiglianza» (Lewin, 1948) e un cambiamento di stato in una parte degli elementi del campo, influenza necessariamente lo stato di tutte le altre.

ll campo non è la somma delle situazioni interne dei membri , né è riconducibile all’uno o all’altra persona, ma si configura come un elemento terzo con qualità e dinamiche indipendenti.

Quest’ottica è particolarmente significativa tutte le volte che rileviamo potenzialmente – nel gruppo o nell’organizzazione – climi ed atmosfere particolarmente sovraccarichi di connotazioni affettive, ma la cui origine è difficile da interpretare se consideriamo solo il singolo individuo. L’indagine su sentimenti – ad esempio un clima di paura o di noia, di pesantezza pervasiva o di fatica – considerati come componenti di un campo, permette di concentrare l’attenzione preliminarmente sull’aspetto condiviso e solo successivamente su quello individuale. Questo punto di vista mette al riparo dal rischio di operare direttamente ed esclusivamente sugli individui (magari colpevolizzandoli) senza avere precedentemente messo a fuoco le linee di forza operanti nel campo, forze che si manifestano primariamente come emozioni e impressioni sensoriali tradotte poi in pensieri.

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