Il 2 settembre 2015 a Parma LEN organizza il Festival del Talento.
Una festa per il network, i clienti, tutti i professionisti che lavorano con noi o che ci conoscono.
Noi abbiamo pensato di chiamarlo così in onore di tutti coloro che si sono presi la responsabilità della loro vita ed hanno corso il rischio di individuare il loro talento, di allenarlo, di metterlo in pratica ogni giorno, di difenderlo dalle fatiche e dalle incertezze del tempo, così come dalle persone che non capiscono come mai tu “abbia deciso proprio di fare questo, in barba al buon senso, alla comodità, al guadagno più facile o, più semplicemente, a quello che noi ti avevamo detto di fare”.
Io lo dedico a tutti coloro che si sono sentiti dire, almeno una volta “ ma chi te lo fa fare??” dove l’unico parametro di valutazione utilizzato è il guadagno ed i tempi di guadagno; è il profitto immediato o la sicurezza presunta o ancora, terribile, la scia delle abitudini altrui, il modo di pensare più comune.
Sul talento si sono scritti molti buoni libri; nel 2013 lessi “Open” di Agassi ed ancora oggi lo considero uno dei più bei saggi sul talento che si siano scritti. E’ un romanzo autobiografico, certo, ma lo considero un saggio per la profondità di alcuni passaggi e per aver raccontato, da dentro, cosa vuole dire avere talento ed allenarlo. Ma ancora di più e meglio spiega quanto sia implacabile e terribile l’aspettativa altrui, che confonde abilità e competenza con il destino di vita, con la scelta di un destino. Piegarsi quindi alle aspettative altrui può far crescere un talento tecnico, ma spesso crea delle voragini interiori che debbono poi in qualche modo essere colmate.
Ma cosa succede quando abbiamo un talento, una potenzialità e non ne abbiamo cura?
Soffocare le nostre potenzialità, che sono talenti in potenza, aumenta la nostra sofferenza in modo costante, fino a farci domandare se la vita che stiamo vivendo ha un senso, se è davvero la nostra. Aumenta la nostra ansia, figlia della non autorealizzazione. E non parlo in termini di successo, di carriera o soldi, ma di senso e significato di vita.
Quante persone ho visto negli anni soffrire per questo, trovarsi ad un bivio dove la scelta era difficile: o negare se stessi e ciò che si è e continuare a vivere una vita dalla quale ci si sente estranei ogni giorno di più oppure affrontare le proprie potenzialità, vederle, averne rispetto e farle crescere, dare loro spazio, lasciarle esprimere.
Le persone rifioriscono, si illuminano, prendono coraggio ed autonomie, fanno scelte importanti. E’ sempre un’emozione, sempre. Per questo amo questo lavoro, che è un privilegio. Lo voglio dire a coloro che ogni tanto, ancora, mi dicono “ Ma chi te lo fa fare??”. E’ quel sorriso, è quella luce.