La felicità al di là della religione
28 giugno 2012 – Milano Forum Assago
“Più ci preoccupiamo della felicità degli altri più nel contempo costruiamo la nostra”
Cari fratelli e sorelle,
quando ci sono queste occasioni sono sempre contento. Sono contento di incontrare gente e avere l’opportunità di scambiare le nostre esperienze. Sono occasioni di grande apprendimento per me, imparo cose nuove dalle vostre domande e così fate anche voi con quello che dirò. Penserete a cose a cui normalmente non pensate. Questa è per noi, dunque, un’occasione di grande apprendimento reciproco.
Ringrazio gli organizzatori di questo evento e il Sindaco di Assago che mi ha conferito questa onorificenza ( le chiavi della città). Io sono come voi, un essere comune e quando mi vengono date queste onorificenze penso che la mia azione è un piccolo contributo di beneficio per gli altri e questo mi rende felice. Grazie.
Quando ho l’opportunità di parlare alla gente mi guardo intorno e mi sento uno dei tanti fra i 7 miliardi di esseri umani. Siamo tutti uguali, il nostro corpo, la nostra mente, il nostro modo di amare, soffrire, di essere felici. Se nel rivolgermi a voi dovessi pensare che sono un tibetano, un monaco buddhista subito creerei un divario, una distanza fra me e voi. Se pensiamo di comunicare tra noi, di incontrarci pensando a qual è il fondamento di noi stessi, ossia nel voler essere felici, nel non voler soffrire, nel voler superare le nostre difficoltà e il nostro dolore allora realizziamo di essere tutti uguali. Se comunichiamo così, in questo modo non ci sono divari, non ci sono spaccature. Se, invece, pensiamo alle differenze (di razza, di colore, di istruzione, di ceto sociale, ecc) sorgono i conflitti. Le discriminazioni portano a tutti conflitti.
Per esempio: questo concetto è valido nei piccoli nuclei degli esseri umani, come la famiglia. Se una persona, in famiglia, è molto egoista, individualista e pensa solo a sé stessa, vi sono problemi in quella famiglia , manca la fiducia, l’amicizia e il calore.
La realizzazione della nostra felicità dipende molto dall’avere fiducia negli altri. Quando non c’è fiducia sorgono le frustrazioni e i conflitti.
Il concetto di NOI E GLI ALTRI nella nostra umanità è molto enfatizzato. Nella storia umana quando le comunità erano piccole e autosufficienti e non c’era troppo scambio, aveva senso pensare al NOI E GLI ALTRI. Oggi, invece, nella globalizzazione i problemi dell’umanità sono globali eil modo antico di pensare a NOI E GLI ALTRI non ha più senso.
Occorre, quindi, pensare a noi come a tutta l’umanità. C’è un detto del popolo delle Hawaii che mi piace molto che dice così: “Il tuo sangue è il mio sangue. Le tue ossa sono le mie ossa”. Vuol dire che la tua felicità è la mia felicità. Per essere felici noi abbiamo bisogno degli altri, ma se dobbiamo proprio essere egoisti il massimo beneficio che possiamo avere per noi stessi è di preoccuparci per gli altri ( è il modo intelligente di essere egoisti.
Sono nato nel 1935 e ho assistito a tutti i conflitti del 20esimo secolo, ho visto popolo pacifisti trasformarsi in luoghi violenti, ho assistito a omicidi, a gente che uccide e si uccide. Ho incontrato persone ricche e benestanti ma ricolmi di sofferenza e di una profonda solitudine. Il 20esimo secolo (il mio secolo) è stato quello delle scoperte tecnologiche, scientifiche ma a causa della presenza di questi conflitti queste scoperte sono state usate come ausilio per le guerre (esempio la scoperta dell’atomo per il nucleare). Il prossimo mese compirò 77 anni, faccio parte di quelle persone che appartenevano al secolo passato e non a questo, che è il secolo dei giovani, di coloro che hanno 20, 30 anni. Lo scambio è già avvenuto.
Spesso dico che il 20esimo secolo è stato il secolo dei conflitti, delle guerre e della violenza, il secolo in cui sono morte 20milioni di persone, il secolo della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.
All’ inizio di questo secolo, il 21esimo, abbiamo assistito a conflitti, violenza e terrorismo ma sono conseguenze nate da errori compiuti nel precedente secolo.
Dobbiamo sviluppare un nuovo modo di pensare, che dica no alla violenza, no alle guerre. Favorire il dialogo, lo scambio, la parola e l’educazione. Ciò che risolve i conflitti è il dialogo, il confronto e non la violenza. I bambini dovrebbero essere cresciuti nel dialogo e non nel conflitto.
Facciamo del 21esimo secolo il SECOLO DEL DIALOGO.
Il dialogo è la cosa più importante, risolve i conflitti, si basa sul rispetto della vita degli altri, sul rispetto dell’essere felici degli altri.
Siamo tutti uguali, siamo tutti fratelli e sorelle, occorre rispettare gli altri sulla base del diritto umano. Questa è la morale necessaria del nostro secolo. Non coltivare più l’averla vinta, i conflitti non si risolvono con un vincitore e un perdente. Nei conflitti di interesse occorre riuscire a negoziare il 50% per ognuno dei due, un’uguaglianza nel risultato e non che uno abbia più dell’altro.
Quest’etica che propongo, non si basa su etiche religiose ma sulla nostra intelligenza, sul fatto che siamo esseri umani capaci di essere intelligenti. Più abbiamo rispetto per gli altri, più siamo sinceri con gli altri e più gli altri ci rispetteranno e saranno onesti con noi. E più avremo amici. Si è più felici quando tanta gente è con noi.
La felicità non è nella ricchezza (se ho un bell’anello con diamante e sono infelice posso dare un bacino al diamante ma questo non mi rende felice, meglio allora avere un gatto o un cane da accudire, che accarezzo e mi fa le fusa.)
Non va bene essere un Boss che soggioga gli altri. Noi siamo animali sociali e il nostro benessere fin da piccoli dipende dall’affetto degli altri (fin da neonati dipendiamo dall’affetto di nostra madre).
Coloro che hanno quest’attitudine compassionevole sono persone che hanno meno malattie, vivono più a lungo e più felicemente. E’ dagli altri che viene la nostra felicità.
Quest’Etica si basa solo sull’intelligenza, sul modo di pensare non su delle regole.
L’Estetica (il Bello) è il prodotto della consapevolezza dell’intelligenza. Ad esempio se penso a me stesso (sono il Dalai Lama e pretendo di essere santo) quest’attitudine mi imprigiona. Ma se penso di essere uguale agli altri, sono pronto a connettermi con gli altri.
Fin da piccolo mi mischiavo con gli spazzini che mi rispettavano quando ero sul trono, ma quando giocavo con loro mi sconfiggevano e mi prendevano anche in giro.
L’ignoranza crea solitudine, nel non vedere che in realtà siamo tutti uguali. Io non sono mai solo, sono pieno di amici.
L’Etica che propongo la definirei un’ ETICA/MORALE “SECOLARE” che non scaturisce da leggi o ordini religiosi, ma dalla consapevolezza della propria intelligenza umana. Dalla consapevolezza di cosa è beneficio per me e per gli altri.
Quest’ETICA SECOLARE si basa su scoperte scientifiche che hanno provato che le emozioni come l’odio, la paura distruggono il sistema immunitario e viceversa provare sentimenti come la compassione, l’amore e la gioia lo nutrono e lo rafforzano. Ci sono ricerche scientifiche negli USA in cui sono state prese un campione di persone, gli sono stati misurati gli ECG (elettrocardiogrammi), eseguiti esami del sangue, è stato loro misurato il livello dello stress. Poi, queste persone sono state addestrate per sviluppare amore e compassione. I test eseguiti successivamente hanno dimostrato che il loro sistema immunitario è migliorato.
Se adottiamo un certo modo di pensare vi è per noi un grande beneficio, e questo lo prova la scienza.
SECOLARE non vuol dire laica, come alcuni hanno pensato. Si tratta di un’ETICA SECOLARE che non può essere spinta dalla religione, perché altrimenti sarebbe un’etica parziale.
L’ETICA SECOLARE che propongo è il rispetto totale per tutte le religioni, per tutti i credenti diversi, è il fondamento di tutte le grandi religioni del mondo.
Cosa fare per cambiare questa realtà di sofferenza? Inserire nell’istruzione, nell’educazione nelle scuole, fin da bambini, quest’ETICA SECOLARE che non è religiosa, lo ribadisco. Sto pensando a delle linee guida, insieme a chi mi affianca, su come organizzare il sistema scolastico che si basa su questo modo di pensare di un’ETICA SECOLARE.
Pensate anche voi a dei modi diversi di istruire, educare la mente a questi valori secolari.
DOMANDE DAL PUBBLICO
D: Sua Santità come posso eliminare la paura dal mio cuore?
R: La paura è di due tipi: se si basa su ragioni valide è una paura utile che ci prepara ad un avvenimento. Se un cane rabbioso vuole morderci, noi abbiamo paura e scappiamo. Questa è una paura sana. Ma c’è una seconda paura che giudico inutile e si basa sulle proiezioni mentali Quando ci sono le tragedie è facile che la mente si scoraggi e quando noi le affrontiamo dobbiamo avere un approccio realistico e non emotivo della situazione.
Nel momento in cui attraversi una tragedia, di qualunque tipo essa sia, devi usare la tua intelligenza al massimo livello, se intravedi delle vie d’uscita allora sforzati per raggiungerle. Se comprendi che nella tragedia non c’è niente da fare, dì a te stesso: “a che serve aver paura, meglio rilassarsi e accettare la situazione”.
C’è quindi un modo positivo e negativo di avere paura, così come c’è un modo positivo e negativo di considerare l’Ego. L’egoismo, il pensare solo a sé stessi e al proprio tornaconto e sopraffare gli altri è negativo. Ma c’è poi un senso di Sé/dell’Io e dell’Ego che porta coraggio, porta ad avere confidenza in sé stessi e questo porta beneficio anche agli altri. Il coraggio richiede una grande forza di Sé.
Recitate spesso il SUTRA DEL CUORE che abbiamo recitato insieme stamattina. E’ quello a cui io sono molto affezionato e lo recito spesso.
D: Sua Santità cosa sono la compassione e l’altruismo? Come posso metterle in pratica?
R: L’Amore è il desiderio che gli altri siano felici. La Compassione è il desiderio che gli altri siano totalmente liberi da ogni sofferenza. La felicità degli altri è la nostra felicità, la sofferenza degli altri è la nostra sofferenza. Ad esempio: si va dal dottore che ci prescrive delle medicine in modo individuale, io da 7 anni, ogni anno, faccio un check up generale e i dottori mi dicono che da sette anni non è cambiato molto nella mia salute. Mi hanno consigliato di dimagrire e fare più esercizi fisici. Se penso al mio beneficio a lunga scadenza la mia intelligenza mi dice di ridurre il cibo. E’ uguale per le emozioni, se capiamo che certe emozioni sono distruttive, perché ci portano sofferenza fisica e mentale a noi e alla nostra famiglia, lo capiamo non perché lo ha detto una religione. Ciò che porta più felicità a mente e corpo è qualcosa da adottare. Occorre sforzarsi di aumentare le EMOZIONI POSITIVE e diminuire il più possibile quelle negative.
E’ questo l’ADDESTRAMENTO MENTALE che ci fa stare bene. Non perché lo dice la religione.
D: Sua Santità sono un medico e nel mio lavoro mi sono reso conto che i pazienti sono sempre più considerati come numeri e non come persone. Essi spesso soffrono anche se non sono molto malati gravemente. Come posso fare a diminuire la loro sofferenza?
R: E’ un momento difficile. Mi servo di un esempio sulle malattie: chi ha un sistema immunitario forte, stabile e in ordine è difficile che si ammali, anche se si avvicinano i germi e le infezioni; viceversa chi ha un sistema immunitario debole si ammala al primo contatto con germi e infezioni.
Le persone che hanno stabilità mentale, forza interiore attraversano con meno problemi le difficoltà e avversità della vita.
Siamo persone del 20esimo secolo il nostro modo di pensare è difficile da cambiare. I giovani devono trovare nuovi sistemi per essere di beneficio alla gente.
Mostra ai tuoi pazienti quanto sei preoccupato per loro, quanto a loro vuoi bene e vedrai che loro non si sentiranno soli. Il tuo affetto darà loro speranza e potrà favorire la loro guarigione. Consultati con psicologi e psichiatri che potranno darti dei consigli, lo potranno fare meglio di me, perché a volte il mio modo di pensare è da intellettuale, non ho esperienza e i loro sono consigli più pratici.
D: Sua Santità, mio padre è molto malato. Come affrontare la separazione da chi si ama senza cadere preda dell’angoscia?
R: Ci possono essere due approcci diversi: per chi crede e per chi è ateo.
Per gli atei consiglio di avere un approccio pratico e realistico, che ci fa render conto che miliardi di esseri nascono e muoiono. E’ un fatto naturale e bisogna accettare questo tipo di realtà. Tutti moriremo, nessuno escluso.
Se tuo padre ha passato una vita onesta e tranquilla non c’è bisogno di preoccuparsi.
Coloro che hanno una fede monoteistica devono affidarsi a Dio.
Un altro modo, vicino al mio e al buddhismo, riguarda la legge del karma: se vivi con azioni positive il risultato è che avrai una vita futura migliore. Ma se anch’io, che sono il Dalai Lama, prima di morire avessi pensieri negativi la prossima vita andrebbe male.
Coltivate le emozioni positive in questa vita per avere una vita migliore nella prossima.
D: Sua Santità, sono un giovane studente di Economia. Molti miei amici non hanno una visione chiara per il futuro. Protestano contro il capitalismo. Come le giovani generazioni possono mantenere la speranza a fronte di un mondo così difficile?
R: Nella società c’è troppa competitività e non c’è attenzione ai valori etici dell’amore e della compassione. Non esiste una pillola che presa ci fa stare bene. Dobbiamo sviluppare un nuovo modo di pensare più lungimirante. E’ un addestramento conscio e consapevole con cui si deve familiarizzare pian piano. E’ un po’ come se non ci fossero i problemi, non si cerca la soluzione.
Guardiamo ai problemi del mondo occidentale, sentiamo di avere grandi problemi ma in Africa muoiono di fame e pensano che noi stiamo bene, perché ad esempio abbiamo da mangiare.
Ma Aryadeva (filosofo del II° secolo diceva: “l’umanità ricca ha problemi mentali, l’umanità povera ha problemi fisici”, ovvero i poveri non soffrono mentalmente, ma i ricchi soffrono dentro e profondamente).
Qualunque problema sorge da un approccio molto limitato, non vasto e a lunga scadenza, non un pensiero grande.
E’ questo il nuovo secolo, il secolo dei giovani. Sono passati solo 12 anni ce ne sono ancora 88 a venire!
Ci sono problemi che sorgono da un modo obsoleto di pensare. Pensate voi, che siete giovani, a un nuovo modo di risolvere i conflitti che nascono dal non dialogo.
Se litigate non prendete le armi, piuttosto datevi due pugni. Io ho un fratello maggiore di due anni, ogni volta che litigavamo per i giochi io gli conficcavo le unghie nella carne, poi non ci guardavamo per tre minuti e poi ci tornavamo a guardare.
Questo è il modo di fare per risolvere i conflitti.